domenica 28 maggio 2023

05.02.2023 Cattaro S. Trifone

 


Nel Maggio 2022 io e Giulia eravamo intenti negli ultimi preparativi per la partenza della crociera estiva. In quei giorni il nostro progetto era arrivare alle bocche di Cattaro

Mancavano pochi giorni alla partenza ed incrociavamo Rino Tripovic al cancello della base nautica. Vedendoci intenti nei preparativi ci chiedeva dove pensavamo di arrivare nel nostro viaggio e alla nostra risposta replicava meravigliato:..."io sono di Cattaro!".

Entusiasta del nostro progetto di visitare quella parte del Montenegro, si rendeva disponibile a fornirci ogni tipo di informazione logistica e turistica sulle bocche e sui luoghi da visitare, elencando una lunga serie di luoghi da non perdere. Contagiati da tanto entusiasmo, ai primi di giugno, partivamo per il nostro viaggio.

Oggi possiamo dire che siamo stati fortunati. Il mese di giugno 2022 si è rivelato un mese perfetto per la navigazione. Niente pioggia e tanto vento.

Tornati a Trieste, come al solito, Frea era piena di ricordi. 

Nei nostri occhi albe e tramonti sfolgoranti, nereidi portate dal vento sul mare blu, chiese fortificate, alte montagne e bagni nelle rade limpide senza contare la stiva piena dei prodotti locali acquistati nei mercatini dei paesi visitati.

Oltre a tutto ciò la consapevolezza di aver percorso un tratto della stessa rotta che fenici, greci, romani e mille altri hanno percorso prima di noi fino ai nostri tempi.

Di queste traffici, rimangono tante tracce soprattutto di romani, bizantini ottomani e veneziani. Le bocche di Cattaro sono un concentrato di storia degli ultimi tremila anni. In parte ancora viva nelle tradizioni locali che si possono vedere nella vita quotidiana della gente.

Una delle cose che più ci hanno colpito visitando il museo storico navale di Cattaro è la parte riguardante la corporazione dei marinai bocchesi. Storia, costumi, celebrazioni...tutto rigorosamente documentato. Perfino i disegni dei passi dei balli e delle coreografie.

Al nostro rientro ringraziammo Rino per tutte le preziose informazioni che ci fornì alla vigilia della nostra partenza e lui si fece promotore  di un'altra iniziativa, proponendoci di ritornare a Cattaro il 5 di febbraio quando si celebra il Santo patrono della città, San Trifone, perché in quell'occasione, la corporazione dei marinai di Cattaro, la più antica del mondo, si esibisce nella rievocazione storica più importante, con i costumi storici ed i balli tradizionali.

Ed è cosi che il giorno 3 febbraio io, Giulia, Rino e la nostra amica Viviana ci siamo trovati seduti in macchina sulla via del Montenegro. Le strade pulite nonostante il nevischio ed il traffico scarso ci hanno fatto percorrere speditamente gli 870 kilometri di strada. Solo una sosta pranzo a base di ostriche locali nella città di Ston e poi abbiamo raggiunto il nostro albergo a Tivat.


Sabato 04.02.2023

Di buon mattino ci siamo recati a Perasto dove, parcheggiata la macchina e preso un caffè, abbiamo trovato un passaggio in barca per andare sull'isola della Madonna dello Scarpello.

Nelle giornate di tempo buono si trova sempre qualcuno che per pochi euro è disposto a traghettarti su delle piccole barche a motore sull'isola della Madonna dello Scarpello con la promessa di venire a riprenderti dopo il tempo necessario a visitare questo luogo. 






Riguardo a questo splendida e suggestiva isola Rino ci ha così raccontato:-

"Secondo la tradizione che si è conservata fino ad oggi, il 22 luglio 1452 su uno scoglio davanti al Perastro fu trovata, da due fratelli pescatori, un'icona della Madonna. L'icona fu portata nella chiesa parrocchiale S. Nicola ma fu ritrovata sullo scoglio.

Da lì la decisione presa dai Bocchesi di costruire una chiesa intorno allo scoglio dedicata alla Madonna. 

Mentre l'isola, di fronte, con l'Abbazia benedettina di S. Giorgio è un'elevazione naturale di un'ampia area montuosa sottomarina, Madonna dello Scalpello fu realizzata su terrapieno artificiale costruito attorno al scoglio originario, sul quale oggi poggia l'altare maggiore della chiesa. Da qui il nome dell'isola Škrpjel- Scalpello, perché anticamente questo tipo di secca marina era chiamata škripio.

Nel corso degli anni, ammassando pietre e affondando vecchi e logori velieri, circa un centinaio, la superficie dell'isolotto è andata via via aumentando. 

 Da quel 22 luglio del 1452, il 22 luglio di ogni anno, al tramonto, si svolge un'antica e semplice cerimonia, che vede i fedeli a bordo di tutte le barche piene di sassi, collegate tra loro, in solenne processione lungo la costa, cantando canti popolari tradizionali, mentre si dirigono verso l’isola, per gettare le pietre intorno ad essa per rinforzarla. 

Questa processione unica, è un ricordo del meticoloso processo secolare di costruzione di un'isola in onore della Madre di Dio al centro della baia di Cattaro, di fronte alla città di Perastro.

Il corpo rettangolare della chiesa, al quale confina la casa del custode, oggi il museo del ex voto, ha proporzioni semplici e belle e solo nella lavorazione dei dettagli mostra il suo legame con il barocco, in cui già allora a Perastro si costruivano lussuosi palazzi.

Il campanile rotondo, unico nella forma sulla costa orientale del Adriatico, molto probabilmente deve la sua struttura ad una funzione difensiva, perché non va dimenticato che l'intera costruzione del santuario avvenne in tempi incerti quando Bocche di Cattaro, in quanto zona di confine, fu esposta a conflitti bellici. 

Sulla piazzetta antistante la chiesa, la facciata neo-barocca nasconde la cosiddetta Sala della riconciliazione. L’intercessione  della Madonna dello Scalpello è stata per secoli la migliore garanzia per i Bocchesi di poter risolvere in pace i loro conflitti locali.

I banchi di pietra all'interno del coro sono l'unico ricordo di tanti drammi personali e sociali che qui trovarono la loro giusta soluzione nell'ambiente sereno della baia. Di particolare pregio è il tavolo in pietra addossato alla facciata occidentale della chiesa in tipiche forme barocche, che poggia su due titani scolpiti. 

 Un piccolo giardino circondato da un muretto in pietra è stato realizzato in tempi recenti come espressione delle esigenze della piccola comunità dell'isola, e anche come una sorta di simbolo perché la terra con cui è stato riempito è stata portata da tutti i luoghi delle Bocche di Cattaro.

Entrare in chiesa significa incontrare tutti i grandi nomi della pittura locale.

Le pareti e il soffitto della chiesa sono riccamente dipinti  dal pittore barocco di Perastro Tripo Kokolja, che nel ciclo Mariano di 68 dipinti ha rappresentazioni monumentali della sua vita, che culminano nelle immagini dell'Incoronazione e dell'Assunzione di Maria. Le immagini sono collegate in un unico insieme, in cui Kokolja ha incorporato anche immagini di santi, evangelisti e un gruppo di angioletti. 

L'oggetto più prezioso dell'intera chiesa è l’icona Madonna dello Scalpello, venerata sull'altare. La sua storia è inscindibile dalla storia dell'isola stessa, nata in seguito al culto che si sviluppò intorno a questa icona. Fu dipinto dal pittore di Cattaro Lovro Marinov Dobričević  intorno all'anno 1452 usando la tecnica della tempera su tavola di cedro. Sulle pareti all'interno della chiesa ci sono anche oltre 2.000 targhe votive in argento di marinai delle Bocche, che costituiscono una delle più grandi collezioni di questo tipo al mondo.

Sono di una certa importanza e rarità le quattro medaglie dei Cavalieri di S. Marco che Venezia dava per grandi meriti resi alla Repubblica.

Dal presbiterio della chiesa si accede ad una piccola sacrestia dove, sotto una lastra di bella forma barocca, si trova la tomba dei sacerdoti che hanno prestato servizio nel santuario. Di particolare pregio è un piccolo rilievo in marmo di Carrara incassato nella parete, che rappresenta la scena dell'Annunciazione, opera dello scultore veneziano Giovanni Bonazza (XVIII secolo).

In custodie di vetro sono conservate le opere degli orafi locali, parte di una ricca collezione di doni votivi.

La piccola stanza che separa il lapidari dalla sagrestia è ricca di immagini votive di navi mentre il lapidario conserva iscrizioni e frammenti di epoca illirica, romana, greca e medievale. Qui è conservata anche la più antica insegna cristiana di Perastro, una croce scolpita. 

Particolarmente interessanti sono le collezioni di chiavi e serrature medievali. In una piccola stanza laterale, c'è una collezione di artisti contemporanei che hanno cercato la loro ispirazione artistica nei motivi delle due isole Bocchesi.

Sul soffitto, sopra le scale che portano al primo piano della casa, sono appesi pezzi di cime di navi, parti di armi e oggetti vari. Questi sono tutti resti materiali e testimoni di gravi incidenti e situazioni in cui le persone si sono salvate, quindi come segno della loro fede nella miracolosa intercessione della Madonna dello Scalpello, li hanno portati al santuario come ricordo permanente.

 Nostra Signora dello Scalpello era famosa, non solo alle Bocche ma lungo tutta la costa, come testimonia lo schema archivistico delle navi che portavano il suo nome. Dal '500 ad oggi se ne contano più di 150.

In una piccola nicchia del corridoio che conduce al salone centrale si trovano i resti di anfore greche e romane estratte dal mare presso gli isolotti, testimoni della vivace vita marittima e traffico commerciale dell'antichità. 

Nella sala centrale è esposta la parte più pregiata della collezione di pitture votive di navi conservate nel santuario.  Il ricordo di imprese famose e drammatiche. Una lotta continua con gli elementi naturali, o con pirati e altri nemici, ha ricevuto una propria testimonianza artistica, che all'ombra del santuario ci ricorda ancora che il pane di un marinaio ha "sette croste".

 Molto interessante è una l'elica a mano , una costruzione meccanica in ferro battuto a due ingranaggi che serviva per la propulsione della piccola barca che faceva collegamento con terra ferma. È una vera rarità e uno dei tipi più antichi di eliche marine azionate a mano.

  L'attenzione speciale di molti visitatori è attirata da un piccola icona della Madonna dello Scalpello, ricoperta da una cornice d'argento, eseguita con la tecnica del ricamo. È il lavoro votivo di Perastina Jacinta Kunić. La tradizione dice che la ragazza paziente ha ricamato per 20 anni aspettando che suo marito marinaio tornasse dal suo lungo viaggio per mare. Non ci è dato sapere se questo è avvenuto. È considerato uno dei lavori di ricamo più belli, ed è particolarmente interessante che, oltre ai fili di seta, argento e oro, Jacinta Kunić abbia utilizzato anche i propri capelli per creare le acconciature delle figure raffigurate. Dalla firma si apprende che terminò l'opera nel 1828.

L?intera area delle bocche è stata sempre interessata da vicende belliche a causa della sua posizione strategica e una piccola raccolta di armi ci ricorda che il santuario a volte doveva essere difeso con la forza delle armi.

Pregevole anche un piccolo organo dell'inizio del XVII  secolo, molto probabilmente creato a Venezia, uno dei più vecchi è funzionante nel Mediterraneo. Hanno quattro registri e un manuale in un'ottava con doppio pedale.

E c'è molto altro da vedere in questo tesoro d'arte unico "

Ecco che ai nostri occhi l'isola della Madonna dello Scarpello è apparsa come una piccola e deliziosa perla immersa in questo specchio di mare circondato da alte montagne ma sinceramente avremmo capito ben poco della ricchezza e dell'importanza storica del luogo senza Rino che, con le sue dettagliate spiegazioni, ci ha reso la consapevolezza della grandezza del luogo e della sua ricchezza storica.

Cosi, mentre torniamo in terraferma a bordo della barca con la quale siamo arrivati, ammirando ancora il luogo che ci circonda non possiamo fare a meno di pensare a quante altre sorprese ci aspettava l'indomani.

Domenica 05.02.2023

Sveglia e colazione di buon mattino. Fuori l'aria è tersa ed il vento di bora soffia ancora nelle bocche sollevando a tratti vortici bianchi di schiuma di acqua marina.

Ci mettiamo in macchina e da Tivat raggiungiamo Cattaro. Rino ci indica delle vie dove poter trovare parcheggio e così, senza difficoltà, lasciamo la macchina e percorriamo poche centinaia di metri fino all'ingresso del centro storico.

Camminando lungo le mura della città incontriamo uomini e donne vestiti con gli abiti tradizionali. Rino ci indica alcuni di loro che, in base ai colori e tipo di abiti, li riconosce come provenienti da alcune città vicine.

Chiusi dentro ai nostri pesanti giubbotti in questa giornata di tempo freddo e ventoso, ci rendiamo conto che gli abiti storici indossati dai figuranti, sono molto belli ma piuttosto leggeri. Gli uomini portano delle armi storiche o delle ricostruzioni di queste, Armi da sparo lunghe e corte nonché immancabili spade, sciabole e altre armi da taglio di varia foggia e fattura ma sempre molto belle e caratteristiche.




Mi ritornano alla mente le parole di Paolo Rumiz in un suo articolo scritto nei primi anni '90:-"... ma che altro potevano fare se non aver coraggio quelli delle Bocche? Che altro fare in un budello simile battuto dal vento e sovrastato dai predoni montenegrini? Come vivere altrimenti in un buco dove i confini di terra cambiavano continuamente, tra Venezia, impero turco, Austria e mondo slavo? Che altra sicurezza se non il mare?". Ecco chi c'è davanti a me oggi. Gli eredi di "...quelli delle Bocche..." che continuano a celebrare la loro storia e mantenere viva la memoria proprio quando il resto del mondo di memoria non ne vuol proprio sentir parlare.

Pochi minuti ed ecco che tutti quei figuranti si ritrovano "allineati e coperti". Implotonati davanti alla porta di ingresso principale alla città dove, agli ordini di alcuni ufficiali, entrano a passo di marcia, seguiti dalla banda, passando sotto l'arco di pietra costruito dai veneziani. Proprio la, sotto a dove, nel 1944, qualcuno si adoperò per demolire il leone di S. Marco e sostituirlo con una lapide riportante una stella e la data 21.XI.1944. In un attimo, nello stesso luogo, vedo cosa ha lasciato chi voleva cancellare la memoria e chi ad ogni costo la memoria la fa sua e la tramanda negli anni con tanto orgoglio.




Anche qui mi arrivano preziose le osservazioni di Rino:-

"Nel corso dei secoli la festa di san Trifone e soprattutto Confraternita dei marinai di Cattaro subì varie modifiche  sospensioni e proibizionismo. Dopo il crollo della Repubblica Veneta, le autorità Austriache, durante il primo regno, non fecero svolgere la festa. Durante l'amministrazione Russa (aprile 1806 - giugno 1807) la cerimonia fu brevemente ripresa e infine, sotto amministrazione Francese con decreto del Napoleone del 1811, la Confraternita fu definitivamente soppressa ei suoi beni furono completamente confiscati.

Durante la seconda dominazione Austriaca, fu rinnovata la tradizione e la Confraternita dei marinai riprese la sua attività in occasione della festa di S. Trifone. Per la prima volta gli abitanti di fede ortodossa vennero coinvolti nella cerimonia e cominciarono a far parte della Confraternita.

 Poi di nuovo negli anni bui della seconda guerra mondiale, le autorità Italiane vietarono la festa di San Trifone e la Confraternita. Così come, durante l'amministrazione Tedesca, non ci sono le prove che le attività furono rinnovate. 

Le celebrazioni e la festa si terranno dopo la fine della guerra solo per i primi due anni (1945 e '46). Negli anni successivi, secondo le decisioni del governo Jugoslavo fu rinnovato lo statuto della Confraternita. Lo Statuto prebellico non fu applicato, anche se la Confraternita non fu abolita verrà costituito un nuovo sodalizio che, secondo le circostanze del tempo, non potrà essere considerato il successore del Nobile Corpo. Verranno spezzati i legami, (soprattutto con la chiesa e il santo patrono) sia tradizionali che organizzativi con il passato, la traccia dei millenni rimarrà solo nel nome.

Dal 1990 riprende (almeno in parte la festa al aperto), ma non senza polemiche e influenze politiche, il legame con la tradizione e il passato."

Seguiamo la truppa e la banda fino alla piazza della città di fronte alla cattedrale di San Trifone dove, dopo il rituale giuramento di fedeltà al Santo, seguita da una salva con i fucili, i marinai bocchesi iniziano la loro danza e le loro coreografie. Al termine delle danze, tutti entrano nella cattedrale per la celebrazione del rito religioso. Anche qui, per capire a cosa stiamo assistendo, dobbiamo ascoltare le spiegazioni di Rino:-

" Secondo la credenza popolare, le reliquie di San Trifone, martire dell'Asia Minore, furono trasferite a Cattaro il 13 gennaio dell' 809.

Fondamentalmente, un documento del XVI secolo dice che un cittadino di Cattaro di nome Andreaci, ha sentito che una nave veneziana con il corpo di San Trifone si era rifugiata nella baia, andò alla nave e chiese ai mercanti di vendergli il corpo del santo. Lo fecero, con la precedente promessa di costruire una chiesa al santo. Pagò loro un prezzo in denaro e una corona con gioielli. Dopo di ciò, il corpo è stato trasferito in città. 

La storia si conclude con una descrizione dell'accoglienza del corpo del santo nel porto. In questa occasione, per la prima volta, fu danzata una danza in suo onore e furono cantate le lodi. La danza e lodi rimarranno parti indispensabili della cerimonia di celebrazione fino ad oggi.

 Nel 1166 fu completata la costruzione dell'attuale cattedrale, iniziata nel 1124. 

La cattedrale subì vari terremoti e quindi fu ricostruita più volte. 

Secondo la tradizione nel 809 fu creata Confranternita dei marinai di Cattaro,  Bokeljska mornarica, con lo scopo di alimentare la memoria dei giorni gloriosi degli affari marittimi e affermare i valori, svolgevano le loro attività marittime e / o alimentavano il culto del santo patrono della città. 

La danza di San Trifone è un'antica danza rituale, composta da 12 figure  divisa in due parti. Il primo più antico e sacrale, e il secondo è più recente e laico, influenzato dalla vita dei marinai. Il primo, è abbastanza diffuso nel Medioevo in Europa, quindi è possibile trovare analogie con altre danze più antiche dei popoli europei. Il secondo con la creazione di figure, ancora cerchio catena ecc. parla dell'influenza della vita in mare e della disciplina militare.

La notizia di pochi mesi fa, che sarà sicuramente interessante per i futuri esploratori del passato delle Bocche di Cattaro. Il Comitato intergovernativo dell'UNESCO ha deciso di includere la festività di San Trifone e Confranternita dei marinai  nella "Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità , dopo che la stessa città di Cattaro, da decenni, è inclusa nella lista dei Patrimoni dell'umanità protetti dall'UNESCO."

Al termine della messa, i fedeli seguono i vescovi che portano in processione le reliquie del Santo lungo le strade della città storica, ricevendo anche i segni di benedizione da parte dei religiosi delle chiese ortodosse della città.

Dopo il rientro delle reliquie nella cattedrale la festa pubblica si conclude nella piazza dove rimangono raccolti tutti a scambiarsi saluti e chiacchiere. Parenti che vivono lontano, amici che non si vedono da molto, persone in borghese e con gli abiti tradizionali in un'aria di festa resa ancora più calorosa dal sole che nel frattempo ha cominciato a scaldare e sciogliere qualche pozza di ghiaccio tra i masegni della pavimentazione delle strade storiche.

Una bella passeggiata, sotto i tiepidi raggi di sole, tra il centro abitato di Tivat ed il marina di nuovissima costruzione ci porta verso la fine di questo giornata e di questo piccolo ma intenso viaggio.









Rivisitando in questa occasione luoghi che io e Giulia avevamo già visto in estate, affollati di turisti scaricati da carovane di pullman e flotte di grandi navi da crociera, abbiamo avuto la possibilità di gustarne l'originale essenza  e la loro dimensione più naturale ed intima.

Il lunedì seguente ci rimettiamo in macchina per il rientro. Alla frontiera la polizia doganale ci chiede se trasportiamo carni o formaggi ma ci fa segno di andare senza neanche attendere la nostra risposta.

Per il resto ripercorriamo la strada dell'andata. Salvo una sosta alle foci del Narenta per acquistare arance e limoni e all'autogrill di Scardona da dove si gode di un meraviglioso panorama, rientriamo spediti a Trieste. 

Non è stato questo un viaggio isolato, fine a se stesso. Ma piuttosto è stata una delle tante tappe del lungo viaggio che stiamo percorrendo e che questa estate ci porterà chissà dove. Non in macchina questa volta ma bensì di nuovo con con Frea a vele spiegate.